Nel nostro ITS INCOM Academy studiamo per diventare professionisti della comunicazione: ma davvero sappiamo cosa significa comunicare in modo efficace?
Ogni giorno, in ciascuna occasione noi comunichiamo. Ma cosa significa comunicare? Magari, ne abbiamo una vaga idea, ma sotto sotto, quest’apparentemente semplice parola, cela molteplici sfumature.
Il termine comunicazione indica l’attività attraverso la quale, uno o più individui, possono condividere qualcosa. Ecco dunque svelata la prima sfumatura, la comunicazione come dimensione sociale: per comunicare servono più persone (tu, da solo, banalmente NON comunichi).
Comunicare è quindi il trasferimento di un’informazione di un contenuto di qualsiasi tipo da una persona all’altra. Ecco allora che la comunicazione deve essere analizzata anche da un punto di vista sociologico secondo il quale il trasferimento avviene da un emittente ad un ricevente, passando per un canale, come ad esempio una radio, il web.
Il destinatario però, non è da considerarsi soggetto passivo, ma attivo e risponde con reazioni precise: quindi si attiverà uno scambio tra gli interlocutori, in altre parole, la creazione di un legame che vedrà diventare emittente chi era ricevente e viceversa.
Nell’atto comunicativo entra in gioco ovviamente anche il processo psicologico per il quale durante uno scambio entrano in giochi fattori di ordine neurologico, sociale etc… in altri termini la comunicazione viene guidata da meccanismi mentali.
Ciò che è certo è che una parola, all’interno di un processo comunicativo può davvero cambiare tutto.
Usare le giuste parole per comunicare in modo efficace
Se capissimo davvero quanto sono importanti le parole!
Un esempio? Quante volte ti è capitato di dire “scusa se ti disturbo”, oppure “ti rubo giusto un attimo”. Seppur siano frasi fatte di uso quotidiano, sei davvero sicuro che siano il modo migliore per iniziare una conversazione e comunicare in modo efficace? Forse no. A nessuno piace essere disturbato, e tanto meno essere derubato. Questo per farti riflettere come delle semplici frasi di uso comune, che tante volte riteniamo di cortesia, possano invece predisporre negativamente l’ascoltatore.
La comunicazione è una questione di meccanismi mentali, e nuovi studi sul neuromarketing e le neuroscienze ce lo dimostrano: la scelta delle parole usate in una comunicazione genera nell’interlocutore una specifica reazione che può essere negativa o positiva. Ovvio che, se conosco questi meccanismi mentali, sarà più semplice per me poter essere efficace.
Comunicare con le giuste parole: quando il lessico fa la differenza
Mi piace pensare alla retorica come l’arte di saper veicolare i sentimenti di chi abbiamo di fronte. A prescindere dal contesto, difatti, una parola può cambiare tutto, anche il modo in cui gli eventi vengono vissuti e ricordati.
Il lessico a cui siamo abituati, la retorica del negativo, raramente ci fa sorgere il dubbio che i concetti siano espressi attraverso termini che ci influenzano negativamente: siamo abituati così e la cosa è davvero triste! Se per esempio ascoltiamo al tg una notizia introdotta da un preambolo: “Poteva essere una strage”, immediatamente associamo la notizia che andremo ad ascoltare al termine strage, conferendole un connotato estremamente negativo. Immaginiamo se la medesima notizia fosse stata introdotta da: “Fortunatamente è stato evitato il peggio”: non ti sembra differente la percezione?
Allo stesso modo, descrivere uno stesso evento come “terribile” e descriverlo come “poco piacevole”, fa la differenza: il primo mi anticipa un evento estremamente negativo, il secondo invece, allude a qualcosa di più accettabile, non trovi?
La comunicazione, l’importanza delle parole
La scelta di cosa comunicare e come farlo non può e non deve essere casuale e qui in ITS INCOM lo sappiamo bene. Anche la singola parola può cambiare tutto: può modificare la predisposizione all’ascolto, all’azione, al sentimento che sto provando, può trasformare una notizia da estremamente negativa ad accettabile, può insultare o può sollevare e quanti esempi abbiamo tutti in mente se pensiamo al web!
È dunque fondamentale tener conto dei nostri interlocutori e di come questi andranno a recepire i nostri messaggi, che siano verbali o no.
Ognuno ha un’età ed un vissuto diversi ed a seconda di come noi ci relazioneremo, reagirà di conseguenza. Possiamo, anzi, dobbiamo pensare che se per alcuni l’asino è un fidato compagno di lavoro, per altri è un compagno di scuola fannullone: starà a noi, professionisti della comunicazione futura, a essere così sensibili e attenti per comunicare in modo efficace con chi per ‘asino’ intende la prima o la seconda visione 😉
Scritto da Francesco Deponti, studente 1° anno Corso ‘Esperto in New Media Marketing’ 2021/2022