Una recente ricerca condotta da LUISS e Confindustria torna a sottolineare un paradosso cui proprio gli ITS stanno cercando di porre rimedio: nonostante la disoccupazione giovanile sfiori il 30%, molte aziende fanno fatica a trovare giovani qualificati da inserire in organico. Si tratta di un gap che ha assunto oramai i contorni di un male cronico, che il “sistema paese” sembra non riuscire a risolvere. Ma qualcosa si muove e, negli ultimi anni, sembra farlo con crescente dinamismo. I dati, lo ripetiamo, parlano chiaro: gli ITS esprimono indici di occupabilità e inserimento professionale che superano abbondantemente quelli ottenuti dai percorsi più conosciuti, a partire da quelli universitari.
Merito del loro modello formativo, che coinvolge attivamente proprio i soggetti aziendali e del tessuto produttivo, sviluppando e proponendo percorsi didattici che questa domanda puntano soddisfare. Una strategia che viene apprezzata dalle imprese in virtù della sua flessibilità e capacità di accogliere rapidamente i segnali che arrivano dal mondo del lavoro. Una preparazione “partecipata” che introduce elementi operativi e di pratica quotidiana nel solco dell’imparare facendo.
La ricerca focalizza la propria attenzione sul numero di posti di lavoro che si stima saranno necessari alle imprese nel corso del prossimo triennio (2020-2022): 200mila soggetti da inserire nei settori della meccanica, dell’ICT, dell’alimentare, del tessile, della chimica e del legno-arredo. Numeri che, se soddisfatti, potrebbero da soli ridurre di diversi punti percentuali la piaga della disoccupazione giovanile. Un problema di formazione quindi, poco orientata al “saper fare” e alla disponibilità di quelle skills che potrebbero rendere un giovane immediatamente disponibile, fatto salvo il doveroso periodo di inserimento e apprendimento. Di questi 200mila il 20% delle ricerche riguarda proprio i profili ICT, dove sempre più richiesti saranno i programmatori, i progettisti/sviluppatori di software e app, i data-scientist, i progettisti di apparecchiature informatiche e loro periferiche e i progettisti di impianti per le telecomunicazioni, ma anche gli esperti marketing e comunicazione multichannel.
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